La marquinha

Dal Brasile arriva la “marquinha”

L’estate è ancora molto lontana, ma da uno dei posti più esotici e assolati al mondo, il Brasile, sta già arrivando una nuova moda che, a quanto pare, non tarderà ad imporsi nel campo dell’abbronzatura.

Non senza una lunga serie di polemiche però! Stiamo parlando della marquinha, un innovativo, quanto discusso, sistema per abbronzarsi basato sull’utilizzo di strisce di nastro adesivo piazzate strategicamente sulla pelle per gestire al meglio il contatto con i raggi UV.

Una moda passeggera? Probabile, ma resta il fatto che, almeno per ora, questa nuova tecnica sta avendo in Brasile un successo senza precedenti, facendo fare affari d’oro alla sua ideatrice. Erika Romero, 34enne a capo della “Erika Bronze”, nel suo piccolo appartamento di Rio de Janeiro, accoglie ogni giorno una folla entusiasta di giovani e meno giovani alla ricerca dell’abbronzatura perfetta, garantita a quanto pare dalla pratica della marquinha.

La marquinhaMa, andando più nello specifico, di cosa si tratta? È un po’ difficile da capire qui in Italia, vista soprattutto una mentalità del tutto diversa riguardo il concetto di “abbronzatura perfetta”. Infatti, mentre qui da noi ci si impegna al massimo per evitare che d’estate si formino i segni del costumi e per ottenere un’abbronzatura omogenea, in Brasile le cose funzionano diversamente.

Le appassionate di marquinha vogliono proprio quei segni, cercando in tutti i modi di lasciare sulla pelle delle striature bianche che altrimenti, vista la loro carnagione scura, non potrebbero avere. Ecco quindi che si rivolgono alla Romero e alla sua tecnica. L’unico sistema per ottenere i tanto agognati segni bianchi, a quanto pare, consiste proprio nel realizzare un finto “bikini” fatto di nastro adesivo, da applicare direttamente sulla pelle.

Il materiale, anche se trasparente, non lascia infatti passare minimamente i raggi solari, che invece colpiranno in pieno le parti esposte, sulle quali la Romero consiglia di spalmare una protezione che non superi il fattore 15. tre ore di esposizione e il gioco è fatto.

È tutto davvero così semplice? Non proprio, considerando soprattutto la ferma opposizione dei medici. Questi ultimi sono insorti mettendo in luce tutti gli svantaggi di una tecnica che potrebbe causare più danni che altro. Si tratta infatti di esporsi al sole per periodi troppo lunghi, utilizzando fra l’altro protezioni minime che non possono proteggere al 100%.

Senza contare infine che il famigerato nastro adesivo, proteggendo unicamente alcune strisce di pelle, riflette sul resto della cute i raggi UV, amplificandone gli effetti come uno specchio.

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