Categoria: Attualità

Violenza sessuale a Torino: c’è l’assoluzione per l’imputato

La violenza sessuale dovrebbe essere considerata alla stregua di un vero e proprio crimine, anche in Italia. Ma ancora oggi accade che, in moltissimi casi, gli uomini che fanno violenza sulle donne finiscano con il venirne fuori “puliti”, e che la donna, da vittima, passi a diventare una possibile carnefice: un po’ come quando si dice che una donna va a cercarsi la violenza quando si veste in maniera eccessivamente attillata.

Violenza sessuale a TorinoMa ciò che è accaduto a Torino in questi giorni sembra avere quasi dell’incredibile: un uomo di 46 anni, accusato dalla collega della Croce Rossa per un presunto stupro ai suoi stessi danni avvenuto nel 2011, è stato assolto dai giudici durante il processo  a suo carico semplicemente perché la donna non ha urlato.

Nonostante avesse chiesto all’uomo di smettere con il rapporto sessuale, la donna, secondo i giudici, avrebbe dovuto urlare. Ed è per questo, oltre al fatto che non è stata credibile, davanti alla corte nel corso del processo, nel racconto eseguito, che i giudici hanno negato la richiesta del sostituto procuratore, di dieci anni di reclusione. Secondo i giudici, e secondo l’imputato, la donna è stata comunque consenziente e pertanto non si può parlare di violenza sessuale.

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Bimbi che tornano a lezione digiuni e poi prendono d’assalto il venditore di pizzette, maestre che preferiscono saltare il pasto a costo di dare il cattivo esempio e interi pentoloni di cibo che, in barba a chi muore la fame, vengono buttati.

Quello descritto non è un quadro fantasioso ma una situazione molto affine a quanto accade quotidianamente nelle scuole di tutta Italia. Benché i menù siano frutto di attenti studi e ricerche, in definitiva, è la qualità del cibo ad essere scadente con piccoli e grandi commensali che preferiscono in definitiva non mangiare.

mense scolasticheSi tratta di un problema molto dibattuto nel mondo delle scuole che nei giorni scorsi è stato affrontato in tutta la sua gravità nell’ambito della presentazione del rapporto agromafie 2017. Il problema sta proprio nelle gare d’appalto, sempre al ribasso, con i comuni che cercano di ottenere il servizio al minor costo possibile per l’ente. Il risultato, però, è gravissimo in termini di salute perché a costi così bassi molto spesso corrisponde una scarsa qualità del cibo.

I prodotti, e non solo quelli ortofrutticoli, quasi sempre vengono dall’estero ed è in questo frangente che prendono il sopravvento le agromafie. Molto spesso, infatti, prodotti tanto economici sono frutto di un sistema di caporalato apparentemente invisibile solo perché si registra all’estero. A farne le spese, naturalmente, è anche la qualità di ciò che va quotidianamente in pasto ai più piccoli.

Fortunatamente si sta facendo velocemente largo l’importanza del chilometro zero, dei prodotti locali, della filiera corta e del biologico anche nelle amministrazioni. Nel corso della presentazione di Agromafie, infatti, sono arrivate rassicurazioni importanti al proposito niente di meno che dal presidente dell’Anac, l’autorità nazionale anticorruzione. .

Sono in dirittura di arrivo – ha detto Raffaele Cantone – i bandi tipo per abolire, nell’aggiudicazione degli appalti per le mense, il massimo ribasso e premiare invece il valore aggiunto della filiera corta.

In un futuro si spera prossimo, insomma, si il valore aggiunto per aggiudicarsi un appalto non sarà il ribasso, e quindi il costo contenuto, la l’offerta di prodotti ortofrutticoli locali, la genuinità dei prodotti e la valorizzazione della filiera corta a tutto vantaggio non solo dei giovani studenti ma anche delle aziende locali.

Dove c’è una scuola, insomma, ci saranno aziende locali che lavoreranno per garantirgli prodotti tipici locali genuini, ancora meglio se coltivati in maniera biologica. Il tutto anche a vantaggio del costo finale sul quale, naturalmente, non andranno a gravare il prezzo del trasporto e dello stoccaggio.

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Sciopero tassisti 23 marzo: perché si ferma la categoria delle auto bianche e cosa si aspettano dal governo

Sciopero tassisti 23 marzoÈ uno sciopero importante, quello del prossimo giovedì 23 marzo 2017 che vedrà i guidatori delle auto bianche alzare le mani di fronte alle richieste dei consumatori, provocando, ovviamente, non pochi disagi ai viaggiatori: i tassisti si asterranno dal lavoro, continuando una protesta fortemente voluta a causa della totale assenza di risposte da parte del governo, per ben quattordici ore, a partire dalle 8 del mattino proseguendo fino alle 22.

Il motivo di questo sciopero di carattere nazionale – voluto dalle auto bianche nonostante la proposta di Uber relativa ad un possibile incontro e confronto – è determinato dal fatto che i guidatori delle auto bianche non hanno gradito l’assenza di risposte da parte del governo in merito alla presenza di applicazioni web che usurpano il posto di lavoro dei tassisti. Una sorta di umiliazione, è quella che sentono i tassisti, che, riuniti a Roma nelle ultime settimane, hanno chiesto l’eliminazione, nel decreto legge, della parte relativa alle applicazioni web, senza ricevere tuttavia nessuna risposta importante.

Per questo motivo, si è deciso di giocare duro e di fermarsi dal lavoro per quattordici ore: saranno rispettate solo le fasce di garanzia – secondo quanto ammesso anche dai vari sindacati e da diverse sigle – e solo gli spostamenti per disabili e anziani.

 

 

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Sciopero tassisti 23 marzo: garantite solo le fasce di servizio per disabili, anziani e portatori di handicap. Taxi fermi dalle ore 8 alle ore 22

Lo sciopero delle ultime settimane – che ha colpito duramente alcune città, specialmente la città di Roma – potrebbe non aver fatto ottenere ai tassisti ciò che speravano fortemente. E proprio per questo motivo è stata proclamata una nuova astensione dal lavoro, che dovrebbe avvenire il prossimo 23 marzo – questa volta si tratta tuttavia di uno sciopero nazionale – e che dovrebbe fare riferimento ad una durata di circa quattordici ore.

Sciopero tassisti 23 marzoCerto, basteranno a rendere possibile una situazione di disagio, in una nazione come l’Italia che continua a fare un certo uso dei taxi. Ma saranno comunque garantiti i servizi essenziali per alcune categorie di persone, tra cui, ovviamente, anche i disabili: lo sciopero è fortemente voluto anche perché non si è riusciti ad ottenere una risposta importante da parte del governo, mentre Uber ha chiesto recentemente un incontro – che è stato negato dai sindacati del settore – per ottenere una trattativa.

Lo stop dovrebbe riguardare le fasce orarie dalle ore 8 alle ore 22: saranno comunque confermate le possibilità di supporto alle fasce deboli e garantite, ovvero portatori di handicap, persone malate, e anziani

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Batterie a stato solido: un’invenzione che potrebbe cambiare le cose in fatto di capacità, durata e sicurezza

Le batterie a stato solido potrebbero essere la svolta in fatto di miglioramento delle prestazioni di questi oggetti. Oggetti dei quali, al giorno d’oggi, non possiamo sicuramente fare a meno, visto che le batterie rappresentano l’autonomia e aiutano nell’autonomia di molti dei dispositivi che ogni giorno utilizziamo e che popolano le nostre case e le nostre automobili. Abbiamo bisogno delle batterie per camminare con la nostra automobile, ma anche delle batterie per telefonare con il nostro smartphone: e proprio per questo, si rende spesso necessario fare dei progressi scientifici e tecnologici in grado di migliorare sensibilmente la nostra esperienza.

Batterie a stato solidoDopo quelle agli ioni di litio, molto presto potremmo anche trovare un ottimo punto di riferimento anche nelle batterie a stato solido che, secondo il suo inventore e produttore, John B. Goodenough, potrebbero molto presto essere sul mercato per garantire un’esperienza di utilizzo più sicura, ma anche più durevole nel tempo.

Vantaggi potenziali molto interessanti, per queste batterie: secondo le ultime informazioni, infatti, si potrà accumulare energia per un livello superiore di almeno tre volte rispetto alle classiche batterie, con durata del ciclo di scarica ovviamente anche più lunga.

 

 

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Morte Dj Fabo: secondo la Santa Sede è suicidio assistito, vera e propria sconfitta per la società

Dj Fabo è morto, e si è portato con lui l’ennesima sconfitta di una società, quella italiana, che non accetta l’autodeterminazione e non rende possibile la decisione di cosa fare della propria vita quando, in effetti, di vita è rimasto ben poco. Era un deejay molto noto, Fabiano Antoniani, che fino al giorno dell’incidente che gli avrebbe per sempre cambiato l’esistenza aveva vissuto appieno una vita fatta di possibilità, di onore, di piaceri e di doveri, esattamente come si deve ad ogni essere umano.

Morte Dj FaboE Fabiano, o meglio Dj Fabo, come egli stesso voleva farsi chiamare, voleva godere fino in fondo di quella vita che gli era stata quasi tolta del tutto in quell’incidente, ma proprio non ce la faceva più. A sopportare il dolore dell’immobilità, dell’impossibilità, dell’incapacità: di muoversi, di parlare, di vedere, e chiaramente di vivere, visto che Fabiano aveva a lungo riflettuto ed era giunto alla conclusione che se una vita non è degna di essere vissuta, forse non è il caso di continuare ad accanirsi.

Il suo gesto di lasciare per sempre questa vita è stato accolto da molte persone, che hanno sentito empatia e vicinanza con uomo che, a 39 anni, avrebbe potuto prendere il mondo a morsi ma non sarebbe più riuscito a farlo. E c’è stato anche chi, come la Santa Sede, ha definito la scelta di Fabiano come un suicidio assistito, una morte anche per la società, ma anche un monito, perché ognuno di noi riceve la vita e non può esserne padrone, ma solo servitore o ministro.

 

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Anche la Federserd, probabilmente come è giusto che sia, si esprime relativamente alle manovre che si stanno mettendo in campo per il riordino del gioco e dei casino online italiani autorizzati. Però, prima di affrontare qualsiasi disquisizione, si vuole sottolineare che, in ogni caso, sembra assai difficile trovare un accordo tra Governo, Regioni ed Enti Locali, Governo che ha presentato le sue proposte tenendo conto di “profonde meditazioni” volute dalla pluralità di interessi tra i soggetti interessati a questa riforma.

In realtà, quello che si appalesa è che ognuno guarda più ai “propri” interessi che non a quelli collettivi e che “ognuno” guarda, come già detto tante volte, al proprio orticello piuttosto che spaziare con lo sguardo su di un terreno tanto più grande e tanto, a volte insidioso.

Il compito del Governo di coordinare le esigenze di tutti è un compito senza dubbio ingrato e difficile, volendo rispettare l’autonomia decisionale ed il rispetto delle normative emesse da parte degli Enti Locali che non intendono in ogni caso rinunciarvi. E questo presenta limiti difficili da sormontare.

Anche perché tutte le decisioni che si prenderanno saranno prese in completa assenza (o mancanza) di uno studio analitico accurato relativo al fenomeno del gioco d’azzardo oppure con carenza di supporti scientifici che possano giustificare una parte delle proposte che sono state sottoposte.

riforma del giocoManca una visione complessiva del gioco che sia scevra dei vari interessi che lo percorrono, ma che sia un puro pensiero capace di uniformare le esigenze più pressanti, come la diminuzione dell’offerta del prodotto gioco, con quelle di più lungo periodo che contemplino l’evoluzione dei fenomeni tecnologici che si riferiscono al gioco d’azzardo: il tutto andrebbe collocato come un quadro dentro la sua cornice (culturale) così che possa definitivamente indicare una precisa direzione alla regolamentazione che si tenta di intraprendere.

La proposta dell’Esecutivo, forse, rispetta troppo -e viene condizionata- dalle esigenze della politica e dai molteplici interessi che stanno sfruttando proprio le “debolezze della politica” in questo momento: la sua approssimazione è palese come la sua voglia di chiudere questa riforma per potere andare avanti e poter fare questo “famoso bando” per le scommesse in modo da poter “mettere in circolazione” altre concessioni…

Apparentemente, quindi, il Governo compare assai debole, anche perché si è esentato per tanti anni dall’intraprendere iniziative per la regolamentazione del gioco ed i casino online ed, ora, si trova in una situazione difficile dovendo confrontarsi con gli Enti Locali che hanno “guadagnato” parecchio potere che avrebbe dovuto essere del Governo, e che non lo è stato. In più, lo stesso Esecutivo deve lottare con affermazioni ripetute da chiunque come un perenne mantra e cioè che “il gioco d’azzardo pubblico ha portato solo ‘disturbo’ al territorio ed al sociale”: relativamente a queste dichiarazioni, ovviamente, lo Stato deve dare una risposta e sta cercando di farlo con la regolamentazione, il riordino e la ridistribuzione del prodotto gioco.

Forse tutti i componenti che salgono sul palcoscenico del gioco dovrebbero avere l’umiltà di leggere una Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze e comprendere bene ciò che si dice sul gioco d’azzardo sul nostro territorio, cosa che farebbe emergere la grande inconsistenza di tante affermazioni sui problemi dell’azzardo da parte di coloro che “lanciano numeri a caso” relativi alle dipendenze. Questo forse metterebbe chi deve decidere in una posizione diversa da quella presente ed almeno chi dovrà decidere lo farà in base a dati certi, esperienze certe, interessi dichiarati.

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Ecco anche per quale motivo il mondo del gioco e quello dei migliori siti di casino online sta attendendo la riforma: il nuovo bando “scommesse” che consentirà l’assegnazione di nuove concessioni e che porterà al mercato italiano l’ingresso di nuovi operatori internazionali, anche di forte brand, che potrebbero dare un ulteriore stimolo per rendere questo segmento di mercato ancora più ricco, tecnologicamente innovativo e, sopratutto, accattivante e coinvolgente.

E non da ultimo, bisogna anche ricordare che “l’ingresso di nuove concessioni” toglierà forza e “pezzi” al mercato illecito, visto che darà la possibilità per alcune piattaforme ancora senza autorizzazione italiana, di entrare nella rete lecita del nostro Paese, immettendo una sana competizione sul mercato che non farà altro che aumentare la qualità dei prodotti, ma in tutta sicurezza e legalità.

nuovi operatori internazionaliOvviamente, per garantire una crescita del mercato online è sempre più necessario ed importante puntare sulla protezione del sistema, innanzitutto con campagne che portino a “svilire” i continui attacchi mediatici ed anche politici nei confronti di questo settore. Porterà anche ad essere attivi nello studiare e mettere sul campo azioni efficaci per promuovere il gioco responsabile e la sua cultura. Risulterà essere assolutamente indispensabile il lavoro sulla stesura e sulla informazione delle linee guida per il gioco online, così come hanno già fatto da tempo altri Paesi: è assurdo che il Paese Italia, che è quasi sempre all’avanguardia su tantissime cose, non lo sia anche in questa direzione!

Come per tutto il mondo del gioco d’azzardo lecito, è importante che si faccia recepire anche questo segmento del gioco come un mercato sano, dell’intrattenimento e che questo mercato venga accettato “socialmente”, ma che dovrà essere attentamente controllato affinchè il divertimento non degeneri in comportamenti problematici che vanno a svantaggio direttamente del giocatore, del settore ed anche del territorio e della società.

Certamente, il mercato del gioco può avere nuovi sviluppi come quello sempre più attuale dell’esperienza di gioco omnichannel: ormai, sono sempre di più i giocatori retail che avranno un conto di gioco aperto e che giocheranno con più canali, usufruendo e beneficiando delle offerte che ogni canale mette a disposizione.

Il segmento che probabilmente avrà un maggiore sviluppo, oltre a quello dei casino online, visto che almeno in Italia è ancora ai primordi, è quello delle scommesse come fantasy sport, eSport ed altro, ma nella crescita futura ci sarà un grande spazio anche per il comparto slot machine, grazie alla innovazione tecnologica che porta sul mercato prodotti sempre più coinvolgenti nelle dinamiche di gioco.

Parlare di sviluppo di mercato quando gli operatori del gaming italiano, però, sono soggetti a restrizioni e difficoltà sembra veramente utopistico. Non da ultimo il problema che è sorto dalle limitazione da Google sulla rete: ad oggi, gli operatori italiani legali, titolari quindi di una concessione statale, non possono proporre le nostre app di gioco di Google Play poiché andrebbero incontro ad una serie di restrizioni imposte dalla politica di questa società, mentre si moltiplicano le app “fake” che propongono altri tipi di gioco. Questo è veramente un problema serio per gli operatori tricolore che andrà affrontato, discusso e risolto perché sta creando tantissime complicazioni che portano a mancati incassi notevoli oltre che problematiche di “comunicazione”.

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